Mekanissa in mutamento

La prima volta che entrai allo Youth Center Don Bosco di Mekanissa era l’inverno del 2016. Proprio in questo luogo avvenne il mio primo incontro ravvicinato e di lunga durata tanto con l’Etiopia quanto con la vita in missione. Trascorrevo le mie giornate tra bambini e bambine al kindergarten, tra studenti e studentesse delle scuole elementari durante il tempo studio, tra ragazze e ragazzi di ogni età nei pomeriggi di lavoro e gioco. Ho imparato con loro le prime parole di amarico e ricevuto da loro le prime piccole grandi delusioni che la vita tra i giovani riserva.
Le cose cambiano sotto i nostri occhi
Pur non avendo mai perso di vista lo Youth Center – data anche la prossimità alla casa in cui vivo – per tempo non sono più stata coinvolta nella quotidianità delle sue attività. Qualche settimana fa, a causa di una serie specifica di circostanze, ho annunciato a Donato (il brother salesiano incaricato del progetto) che, con il suo benestare, avrei avuto piacere a tornare al centro per un po’. Sono stata accolta con piacere dalle mie vecchie colleghe impegnate nel kindergarten, nell’ufficio, nel laboratorio di intreccio e ricamo, come se il tempo non fosse mai passato. Sono bastate invece poche ore a mostrarmi che di tempo ne era passato eccome. Nel giro di una giornata ho potuto sperimentare le diverse novità preannunciate da Donato e dagli stessi membri dello staff con cui ero ancora in contatto.
Mekanissa rinnovata
A partire dallo scorso anno è stata attivata una nuova classe di kindergarten, la “primavera”. Questa è dedicata ai bambini e alle bambine che non hanno ancora raggiunto l’età richiesta per l’inserimento nelle altre classi. A differenza delle altre sezioni, la primavera è un vero e proprio spazio di gioco per i piccoli; vengono avviati all’apprendimento da un’insegnante capace di trovare il giusto mix di strumenti per catturare la loro attenzione. Alcuni tra i bambini del kindergarten sono stati individuati da Donato durante le sue passeggiate domenicali nei dintorni (“come si faceva prima”, dice lui).
Fatta eccezione per costoro, a differenza di appena qualche anno noto come l’abbigliamento e lo stato di igiene dei bambini e delle bambine sia mutato. Se prima bastava riconoscere una maglietta o una treccia per essere associati a un volto e a un nome, ora alcuni piccoli cambiano vestiti e acconciatura più volte a settimana. Segno che le condizioni di vita stanno generalmente migliorando nell’area o che il progetto non è più in grado di agganciare chi ha più bisogno? Difficile a dirsi.
Le nuove attività degli adolescenti
Un’evoluzione analoga ha interessato anche gli ex bambini e bambine, ora adolescenti. Il calcio rimane sempre l’intrattenimento pomeridiano preferito dai ragazzi maschi; alcuni giorni però ce ne sono in circolazione così pochi da non riuscire a comporre nemmeno due squadre da 5; questo anche a causa della nuova organizzazione su turni del tempo scolastico. L’alternativa per chi viene è sedersi sulle panche del cortile, ora orientate in modo da prendere le reti wifi libere disponibili nell’area, e guardare video o ascoltare musica da YouTube, attraverso i nuovi smartphone di cui alcuni tra loro dispongono. Per quanto meno poetico del vecchio oratorio pullulante di anime che si contendevano spazi e palloni, un effetto collaterale e positivo della situazione è che le interazioni tra ragazzi e ragazze sono cresciute tantissimo… perché i ragazzi si sono spostati negli spazi “tipici” delle ragazze (le panche, la tettoia) introducendovi la novità tecnologica (perché sono perlopiù ragazzi i proprietari di cellulari). Dove sono i nuovi adolescenti? L’oratorio non piace più? Come desiderano passare il proprio tempo libero?
Il volto del progetto è cambiato e sta cambiando, in relazione ai mutamenti della società tutta. Accogliere il cambiamento per ciò che è, accettarlo senza nostalgia del passato, non è sempre un’operazione immediata; eppure lasciarsi interrogare dalle novità che interessano il nostro piccolo habitat deve per forza essere opportunità di pensare e ripensare il significato del nostro continuare ad esserci.